Come costruire un personal brand: il metodo delle 6 domande
Un contratto può terminare, un’azienda può attraversare una crisi, un progetto può cambiare direzione. Quello che invece resta sono le abilità che sviluppiamo e che siamo consapevoli di saper applicare con efficacia anche altrove.
Ecco che in questo caso, diventa fondamentale chiedersi come e perché costruire un personal brand. Questo non solo ti permetterebbe di vendere le tue competenze, ma anche di posizionarti a livello strategico.
Lavorare sulla propria immagine sui social può aprire opportunità concrete: dall’indipendenza professionale alla possibilità di scegliere con chi collaborare, fino alla maggiore fiducia che ispiriamo agli altri.
Capire come costruire un personal brand efficace però non è semplice. Analizzare un brand esterno è già un’operazione complicata; analizzare se stessi è un processo più delicato, che richiede consapevolezza e sincerità.
Per farlo, prima ancora delle strategie di marketing, serve un metodo chiaro. In questo articolo, infatti, ispirandoci ad un contenuto pubblicato sul nostro canale YouTube , cercheremo di capire insieme come costruire un personal brand con la regola delle 6 domande.

Una breve storia del personal branding
Forse non tutti lo sanno, ma il concetto di personal branding non è nato con i social.
La prima volta che se ne parlò fu nel 1997, quando l’esperto di marketing Tom Peters pubblicò su Fast Company l’articolo The Brand Called You.
La sua intuizione era semplice ma rivoluzionaria: ognuno di noi, a prescindere dal ruolo o dal settore in cui lavora, è un brand. Proprio come le aziende devono distinguersi per avere successo, così anche le persone devono imparare a comunicare chi sono, cosa offrono e perché sono diverse dagli altri.
Con l’arrivo dei social network il concetto si è diffuso ancora di più: oggi chiunque può raccontarsi, posizionarsi e costruire una propria visibilità online. In un mondo del lavoro sempre più competitivo, il personal brand è anche un modo per dare stabilità e direzione alla propria carriera.
Perché partire dalle domande giuste
Chiedersi come costruire un personal brand significa innanzitutto iniziare a fare chiarezza su se stessi. Prima ancora di definire loghi, palette colori o strategie, serve rispondere ad alcune domande fondamentali. Sono le stesse che chi lavora nel marketing si pone quando deve posizionare un brand sul mercato, ma stavolta l’invito è quello di applicarle alla propria identità professionale.
Queste sei domande chiave se affrontate con sincerità, permettono di trasformare competenze e passioni in un’identità forte e credibile.
PS: se te la senti puoi anche risponderti man mano che le leggi (noi ti consigliamo carta e penna o le note del telefono) 👀

Ecco le 6 domande per capire come costruire un personal brand
1. Quale problema risolvi?
Ogni brand si fonda su una promessa: quella di risolvere un problema. Nel personal branding, la domanda da porsi è: “In cosa rendo la vita più semplice o più efficace agli altri?”
Per chi lavora nel marketing, questo può significare:
- aiutare un’azienda a generare più lead qualificati,
- rendere una comunicazione più chiara ed efficace,
- o far emergere un prodotto in un mercato affollato.
Essere consapevoli del problema che si va a risolvere con le proprie competenze permette di formulare una value proposition chiara, da presentare nel profilo LinkedIn, nel tuo sito o ad un cliente.
2. Cosa ti appassiona?
La passione è il carburante del personal brand. Non basta avere competenze: se non c’è entusiasmo, la comunicazione risulta piatta.
Chiediti: “Quali attività mi fanno dimenticare che ore sono? Quali temi affronto con entusiasmo anche fuori dal lavoro?”
Per un professionista della comunicazione, la passione può tradursi nell’essere attento alle nuove tendenze digitali, nell’interesse per il design oppure nella voglia di sperimentare nuovi format. Mostrare e raccontare questa parte di te non è un dettaglio: anzi, è ciò che rende autentico e sostenibile nel tempo il tuo personal brand.
3. Cosa ti piace imparare e approfondire?
La terza domanda su come costruire un personal brand si concentra sul fatto che il brand cresce insieme a chi lo porta avanti. Mostrare ciò che stai studiando o approfondendo trasmette l’idea di una persona curiosa, aggiornata e attenta a ciò che verrà.
Può trattarsi di un master, di un corso online, di un libro o anche di contenuti che segui abitualmente per aggiornarti. Nel marketing e nella comunicazione, dove strumenti e trend cambiano in fretta, questo aspetto è fondamentale per non restare ancorati al passato.
Condividere quello che impari, quali sono i tuoi spunti di riflessione, anche se provengono da un post LinkedIn o da una newsletter, rafforza la percezione di affidabilità e ti posiziona come risorsa utile per la tua community, proprio perché guardi dove gli altri non lo fanno.
4. In quale attività hai ottenuto risultati?
La credibilità si costruisce sui fatti. Le persone si fidano di chi porta esempi concreti e può dimostrare i risultati ottenuti.
Ripensa ai progetti di cui sei più orgoglioso: una campagna che ha superato gli obiettivi, un evento che ha avuto grande riscontro, un contenuto che ha generato più engagement o conversioni del previsto. Raccontali usando prove concrete come dati e metriche: “+30% iscrizioni alla newsletter”, “copertura social triplicata”, “incremento del 20% delle vendite dopo il lancio”.
Questi diventano anche punti di forza da usare nei colloqui, nelle call con i clienti o nei tuoi contenuti di personal branding.
Fai però attenzione a non abusare di questa comunicazione, trova un compromesso tra il mostrare gli obiettivi lavorativi raggiunti e la tua parte più “umana” (come le passioni ad esempio).
5. Cosa le persone comprerebbero da te?
Il valore delle competenze emerge quando incontra un bisogno sul mercato. Non tutte le skill hanno lo stesso peso: alcune sono molto richieste, altre meno.
Chiediti: “Per cosa le persone sarebbero disposte a pagarmi oggi?”
Può essere una consulenza, un corso, un contenuto sponsorizzato o la gestione operativa di un progetto.
In questo senso, avere una visione chiara di come puoi trasformare le tue competenze in un’offerta concreta è ciò che rende il tuo personal brand non solo riconoscibile, ma anche sostenibile economicamente.
6. Qual è la tua vision per il futuro?
Il personal brand non si ferma al presente. Serve una direzione chiara che guidi le scelte man mano che si va avanti.
Domandati: “Dove vorrei essere tra 5 anni? In quale settore vorrei posizionarmi? Con quali aziende o progetti vorrei collaborare?”
Aspetta, definire una vision non vuol dire avere gli obiettivi chiari da qui a i prossimi anni (anche perché sarebbe impossibile farlo in modo preciso), ma farti avere almeno un’idea di chi vorresti diventare. Questo ti aiuta a orientare anche le decisioni attuali e a dire di sì solo alle opportunità che ti avvicinano a ciò che ti auguri.
Insomma, vedi la vision come una bussola per capire dove vale la pena investire le tue energie.
Perché questo metodo funziona?
Queste sei domande volte a capire come costruire un personal brand non hanno lo scopo di farti inventare un personaggio, ma di portare alla luce ciò che già sei, cosa sai fare e dove vuoi arrivare.
Questo metodo funziona perché ti invita a fermarti e a ragionare come faresti con un brand aziendale, ma applicato a te stesso. Il risultato è un’identità professionale più chiara, coerente e credibile per te e per gli altri.
Una riflessione aperta
Le sei domande sono un ottimo punto di partenza, ma ognuno può arricchirle con le proprie. Altri esempi potrebbero essere: “Con chi vorrei lavorare?”, “Quali valori voglio trasmettere?”, “Come vorrei essere ricordato?”.
Insomma, lo schema ne prevede sei, ma ognuno di noi è libero di aggiungerne altre così da delineare un personal brand davvero personal. È qui che sta la mossa vincente.
Se il settore ti interessa ti lasciamo qui un altro approfondimento a tema LinkedIn
Ci auguriamo che tu abbia trovato utile l’articolo, se così fosse faccelo capire con un 🫶🏼

