Neuromarketing sonoro: come i suoni influenzano i nostri acquisti

Hai presente quella piccola scarica di piacere che provi quando senti il “tudum” di Netflix? Quasi come se stessi per immergerti in qualcosa di familiare e che prospetta grandi emozioni;
Oppure quando riconosci McDonald’s solo dalle prime note di “I’m lovin’ it” e riesci già a sentire il sapore del tuo panino preferito…

Bene, e se ti dicessimo che queste reazioni non sono casuali? Proprio così: esse sono il risultato di strategie studiate nel neuromarketing sonoro, una branca del neuromarketing che analizza come i suoni e le melodie influenzano le emozioni, la memoria e le decisioni d’acquisto dei consumatori.

In questo articolo capiremo meglio cos’è il neuromarketing sonoro, come fanno i suoni ad influenzare i nostri acquisti e quali sono i jingle più iconici.

Il neuromarketing sonoro, come accennavamo prima, è una branca del neuromarketing che studia come il cervello umano reagisce agli stimoli acustici legati a un brand, a un prodotto o a un’esperienza di consumo.

In pratica, cerca di capire come i suoni possano modificare percezioni, emozioni e comportamenti d’acquisto.

Le neuroscienze hanno dimostrato, infatti, che i suoni influenzano direttamente aree cerebrali legate alle emozioni e ai ricordi, come il sistema limbico e l’amigdala.
Queste regioni regolano le nostre reazioni istintive e il senso di piacere o disagio, e sono la spiegazione al perchĂŠ alcuni jingle riescono a restare impressi nella mente e a generare fiducia nel brand.

Quando un brand riesce a stimolare queste aree attraverso un jingle o un effetto sonoro coerente con la propria identitĂ , crea (con azioni ripetute nel tempo) un legame emotivo immediato e duraturo con il pubblico.

Il potere del suono: come influenza il cervello e le nostre decisioni

Diversi studi di neuropsicologia hanno dimostrato che il nostro cervello elabora i suoni piĂš rapidamente delle immagini.
Il suono, infatti, agisce a livello inconscio, influenzando il nostro stato d’animo prima ancora che ne prendiamo consapevolezza.

Ma quali sono gli elementi che incidono di piĂš sul nostro cervello?

  • Il ritmo: esso influenza la frequenza cardiaca e la percezione del tempo; le melodie piĂš lente calmano, quelle piĂš veloci ci trasmettono carica.
  • Il tono: esso modifica il modo in cui percepiamo il messaggio; i suoni acuti trasmettono vivacitĂ , quelli bassi stabilitĂ .
  • La ripetizione: essa rafforza la memoria. Bastano pochi ascolti affinchĂŠ il cervello riesca ad associare un jingle a un brand specifico.

Dal punto di vista del marketing, tutto questo si traduce in un concetto chiave: il suono costruisce riconoscibilitĂ  immediata e fiducia.
Il neuromarketing sonoro, dagli esperti del settore, viene chiamato audio branding. Questo non è altro che la versione sonora del logo di un brand. Chissà a quale logo hai pensato 👀

Come si costruisce un sound brand efficace attraverso il neuromarketing sonoro

Creare un’identità sonora non significa solo scrivere una melodia accattivante. Alla base deve esserci un lavoro scientifico e strategico basato su alcuni principi chiave:

  • Coerenza con la personalitĂ  del brand: il suono deve riflettere i valori e le emozioni che il brand vuole trasmettere (calma, energia, innovazione).
  • SemplicitĂ  e riconoscibilitĂ : il cervello memorizza piĂš facilmente suoni brevi e ripetuti, infatti i jingle di 2-3 secondi sono i piĂš efficaci.
  • Emozione e autenticitĂ : il suono deve far provare emozioni: felicitĂ , curiositĂ , stupore.
  • Test neuroscientifici: alcune aziende utilizzano anche strumenti come l’elettroencefalogramma (EEG) o il facial coding (un metodo scientifico che analizza e codifica i movimenti facciali per interpretare le espressioni e le emozioni). Il tutto per approfondire le reazioni emotive dinanzi agli stimoli sonori e, di conseguenza, ottimizzare la resa.

Neuromarketing sonoro: i jingle piĂš iconici

Tudum di Netflix

neuromarketing sonoro tudum Netflix

Il tudum di Netflix è composto da poche note ma una resa potentissima, proprio per questo è uno dei jingle (o sound logo) piÚ riconoscibili al mondo.
È stato progettato per rappresentare l’inizio di qualcosa (come se fosse un’anticipazione, un’aprire il sipario) ma anche per richiamare un’attenzione immediata. Si tratta di una sorta di “attivazione neurale” che segnala al cervello che sta per iniziare qualcosa di piacevole.

Dal punto di vista del neuromarketing, questo suono breve e deciso stimola il rilascio di dopamina. In pratica, ogni volta che sentiamo il “tudum”, il cervello si prepara e si mette nella condizione di guardare un contenuto sulla piattaforma.

I’m lovin’ it di Mc Donald’s

neuromarketing sonoro i'm lovin it Mc Donald's

I’m lovin it è un jingle allegro e facile da ricordare. McDonald’s non ha semplicemente creato una melodia, ma una scorciatoia cognitiva che associa il brand a sensazioni di piacere e familiarità.

Dal punto di vista neuroscientifico, i suoni con ritmo regolare e tonalità maggiore (nel senso ce ha un tono crescente, come questo) generano l’attivazione dell’amigdala e delle aree cerebrali collegate alle emozioni positive.
L’obiettivo è chiaro: far sentire bene le persone prima ancora di mangiare.

Abbiamo anche una curiosità su questo jingle 👀. Esso è stato composto da Pharrell Williams e interpretato da Justin Timberlake nel 2003, il risultato è stato un perfetto mix di pop e psicologia applicata al marketing.

Il suono di apertura dei Macbook

Suono di apertura macbook

Chi non conosce il fatidico suono di apertura della Apple? Il suono che ascoltiamo quando accendiamo un MacBook è diventato, nel tempo, un vero e proprio simbolo di eleganza e innovazione.

Questo breve suono, chiaro e pulito, è il risultato di una strategia di audio branding pensata per risvegliare sensazioni di fiducia e anticipazione. La sua frequenza armonica e il ritmo preciso (si tratta di un accordo di Do maggiore) sono studiati per trasmettere un senso di qualità e di “ordine“, proprio come la filosofia Apple.

Il suono è breve ed è come se mettesse il cervello in modalità “start“, quasi per segnare che una grande esperienza tecnologia è in arrivo.

Tra l’altro, lo sapevi che il compositore (Jim Rekees) si ispirò alla canzone dei Beatles “A day in the life”?

Se l’argomento ti interessa puoi approfondire qui l’evoluzione dei suoni apple a partire proprio dai primi 🎶

Conclusione

Il neuromarketing sonoro è la prova che i brand non devono concentrarsi solo su quello che le persone vedono ma anche su ciò che le persone sentono.

Un suono ben progettato non si limita ad accompagnare uno spot: crea emozioni, stimola ricordi e costruisce fiducia.

In un’epoca in cui i brand si contendono la nostra attenzione puntando su contenuti visivi, chi sa sfruttare la forza del suono può connettersi con il pubblico in modo più profondo e autentico.

Ci leggiamo al prossimo articolo ☕️